Tutte e due! Perchè scegliere?
Consumare sempre frutta di stagione. Le fragole e le ciliegie spesso versatili in dolci torte, oggi ve le proporrò insieme in una rossissima confettura dal profumo inebriante.
Il vero frutto delle fragole sono i semini che vediamo sulla superficie, mentre la parte rossa è un’infiorescenza ingrossata.
La fragola era già nota ai Romani che la consumavano, tra l’altro, in occasione delle feste in onore di Adone. Secondo il mito, infatti, le lacrime della dea Venere cadute sulla terra dopo la sua morte si sarebbero trasformate in cuori rossi dando origine, appunto, in questi frutti.
La tradizione medievale, invece, vede nella fragola un simbolo di tentazione e ancora oggi, del resto, ne è talvolta simbolo. Sempre in età medievale altre leggende dicevano che chi le avesse mangiate si sarebbe potuto trasformare in un mostro (la credenza, con molta probabilità, deriva dai soggetti allergici che andavano incontro a manifestazioni cutanee). Un’altra leggenda voleva che la fragola proteggesse dal morso dei serpenti:, ma solo quelle raccolte nel giorno di San Giovanni (24 giugno), che dovevano essere essiccate e composte in una una cintura che avrebbe protetto dal veleno.
Fino al XVI secolo le fragole non erano oggetto di grande considerazione. Poi alcuni iniziarono ad attribuire loro doti terapeutiche: secondo un alchimista tedesco, tale Crollius, il frutto poteva curare la lebbra perché simile nell’aspetto al sintomo della malattia; per Della Porta (filosofo e alchimista italiano) era invece un rimedio per le ferite perché di colore rosso come il sangue. Più vanitoso l’uso che ne faceva, tra Settecento e Ottocento, Madame Tallien che ne usava dieci chili alla volta per fare il bagno e mantenere una bella pelle.
Le fragole che coltiviamo oggi sono il risultato dell’incrocio tra la varietà europea e quella sudamericana. Nella varietà ibrida il frutto inizia a essere coltivato in Europa all’inizio del Settecento portato da un generale francese, tale Frézier, di ritorno dal Cile. Se in passato le foglie più giovani della pianta venivano usate come surrogato del tè, oggi la fragola è uno dei frutti più apprezzati per svariate preparazioni.
Le ciliegie, invecenel 1400 ebbero anche l’onore di essere rappresentate in diversi quadri di soggetto sacro e vantano anche un santo patrono: san Gerardo dei Tintori la cui ricorrenza cade il 6 giugno. Sono citate anche in poesie di Garcia Lorca e di Pablo Neruda e protagoniste di vari detti popolari, notissimo “una ciliegia tira l’altra” e in Liguria “magiu u porta l’asagiu, giügnu cerèije au pügnu”. Nel 1700 se ne diffonde la coltivazione in tutta Europa e nel 1933 si ha notizia della prima sagra dedicata alla ciliegia svoltasi a Marostica.
Nella mitologia greca era la pianta sacra a Venere e i suoi frutti pare portino fortuna agli innamorati. In Sicilia si dice che le dichiarazioni d’amore fatte sotto un ciliegio saranno sempre fortunate. Le leggende Sassoni narrano che gli alberi di ciliegio ospitino delle divinità che proteggono i campi. In Finlandia dicono che il colore rosso di questo frutto sia il simbolo del peccato. Nel folklore inglese pare che sognare un albero di ciliegie presagisca sfortuna mentre se ci spostiamo a Oriente in Cina rappresenta la bellezza femminile e il Giappone ne ha fatto il fiore simbolo nazionale fornendo anche una spiegazione per il colore rosa dei suoi fiori: sembra che in origine fossero bianchi ma dopo che i samurai caduti in battaglia vennero sepolti sotto gli alberi di ciliegio i petali divennero rosa a causa del sangue dei valorosi guerrieri; anche i samurai che decidevano di suicidarsi pare scegliessero di farlo proprio sotto questi alberi.
Ricordate di esprimere tre desideri la prima volta dell’anno che mangiate le ciliegie; piantate un ciliegio vicino a casa se volete preservarla dagli eventi naturali avversi, ma non raccogliete i rami fioriti per decorare la casa: questo pare che renda nullo l’effetto benefico.
La raccolta avviene in prevalenza in giugno avendo l’accortezza di completare quella delle ciliegie precoci prima del giorno di San Giovanni perché pare che dopo vengano infestate da piccole larve bianche chiamate per questi “giovannini” mentre ci sono varietà più tardive che maturano attorno alla metà di luglio.
Ci sono anche molte varietà di fragole, queste a

Confettura Ceragola
La confettura di fragole e ciliegie l'ho chiamata con un mio neologismo Ceragola, dal'unione di cerasa e fragola. È profumatissima e buonissima, naturalmente. Io ho usato anche la pectina Fruttapec di Cameo. Sterilizzate bene i vasetti immergendoli in acqua bollebte per 20 minuti oppure nel forno statico a 210 gradi per 20 minuti oppure 10 minuti in microonde. Seguite esattamente il processo di pastorizzazione e sterilizzazione, è molto importante per la salute. Al momento di consumare la confettura, accertarsi sempre che il centro della capsula, il coperchio, sia abbassato, questo denota permanenza del sottovuoto.
Ingredienti
- 500 Gr Fragole
- 500 Gr Ciliegie Denocciolate
- 1 Kg Zucchero
- 2 Mele
- 1/2 Limone
- 1 Bicchieri d'acqua
- 1 Bustina Pectina Fruttapec
Istruzioni
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Lavare e mondare le fragole e le ciliegie. Lavare e sbucciare le mele. Useremo la buccia. Far bollire la buccia della mela in un pentolino. Otterrete uno sciroppo scuro e denso. Filtrarli e aggiungerlo alle fragole, al succo di mezzo limone, alle ciliegie tagliate a pezzetti, alla pectina e allo zucchero in una pentola. Mescolare bene e portare a bollore. Cuocere per 5 minuti e passare con il frullatore ad immersione. La confettura deve gelatinizzare. Con lo sciroppo alla mela e il succo di limone si crea la pectina, perché la contengono, che fa gelatinizzare la confettura insieme alla pectina in polvere, io ho usato quella Fruttapec di Cameo, ma va bene qualsiasi marca.
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Ancora bollente versate la confettura nei vasetti lavati e sterilizzati al microonde per 10 minuti ognuno, chiudeteli con il coperchio e metteteli sottosopra, la confettura si potrà gustare dopo 24 ore. Ponete i vasetti al buio.
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Potete fare una bella crostata o mangiarla con il burro e il pane caldo.
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Per una corretta pastorizzazione oltre al procedimento che vi ho raccontato, potete anche versare la confettura a temperatura ambiente nei vasetti sterilizzati, senza superare il collo del vasetto, pulire i bordi e chiuderli con i propri coperchi, senza stringere troppo, avvolgerli con dei canovacci ognuno e porli in una pentola piena d'acqua, con i coperchi rivolti verso l'alto. L'acqua deve coprire i vasetti, portare a bollore e far bollire a fuoco vivace per 10 minuti.
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I vasetti in vetro non devono mai rimanere scoperti, se è necessario aggiungere acqua bollente. Lasciare raffreddare i vasi nella pentola. La parte centrale del coperchio deve risultare abbassata, altrimenti bisogna ripetere la pastorizzazione.
seguire sono le qualità migliori.
la Mara De Bois: varietà rifiorente che ricorda il sapore delle fragoline di bosco, di media grandezza, fruttifica da maggio a ottobre.
— A seguire nella mia personale classifica c’è la Sabrosa che ha trovato terreno fertile in Basilicata. Frutti di dimensioni medio-grandi, polpa rossa, consistente, aromatica e molto zuccherina; sapore e aroma equilibrati nel rapporto tra zucchero e acidità.
— Annablanca: una varietà originale con frutti bianchi e rotondi, dalla polpa bianca dolce e succosa.
— Fragola di Tortona: Presidio Slow Food, nata all’inizio del secolo da una selezione di specie selvatiche presenti sulle colline tortonesi. Simile al lampone per dimensioni e colore, è dolce e aromatica, con un profumo intenso e inconfondibile.
— Belrubi: varietà unifera, frutti di medie dimensioni, dal colore rosso brillante, di forma allungata. La polpa di colore rosso scuro è molto zuccherina.
— Annabelle: varietà rifiorente dal leggero aroma di fragola di bosco.
— Marmolada: frutto di media grandezza, polpa di colore rosso intenso e molto dolce.
–Regina delle Valli: la classica fragolina di bosco.
La ciliegia ha origine col nome cerasa presente in diversi dialetti italiani, così come quello portoghese (cereja), francese (cerise), spagnolo (cereza), rumeno (cireş), in sardo (cerexa), e inglese (cherry), deriva dal greco κέρασος (kérasos) e da qui dal nome della città di Cerasunte (o meglio Giresun), nel Ponto (l’attuale Turchia) da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati a Roma nel 72 a.C. da Lucio Licinio Lucullo i primi alberi di ciliegi.